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Come si trasformano i giovani in "bamboccioni"
Spesso le discussioni sui vantaggi o gli svantaggi delle intelligenze artificiali risultano sterili, se non addirittura fuorvianti. Quando fu inventata la macchina a vapore, avvenne esattamente lo stesso: futuristi e luddisti si scontrarono duramente, ma oggi nessuno mette in dubbio l’utilità del treno né si preoccupa che renda i giovani “mollaccioni”. La situazione con le IA è molto simile.
Chi conosce bene le IA, le utilizza decine di volte al giorno senza particolari esitazioni. Eppure ci scandalizziamo se un ragazzo si fa fare un tema da un’IA, invece di affrontare la fatica di scriverlo da solo. In realtà, dovremmo piuttosto interrogarci sul fatto che a scuola si continui a far scrivere temi! Nella vita reale, scriviamo davvero “temi” come quelli richiesti a scuola? Oppure quando scriviamo o commentiamo, raccontiamo fatti personali, esperienze, emozioni? Per esempio, queste idee che sto condividendo, un po’ fuori dagli schemi, non posso averle copiate da un’IA. Certo, però prima di pubblicarle online le ho fatte correggere da Gemini.
Se chiedessimo ai ragazzi di essere autentici, di raccontare davvero ciò che vivono, di esprimere i loro veri sentimenti e bisogni, non temeremmo più che l’IA possa “spegnere” il loro cervello. Come sottolinea Matteo Lancini, il cervello dei giovani si spegne veramente quando vengono costretti e sottomessi a “modelli educativi che dovrebbero formare la mente, ma in realtà la vincolano a imparare solo nozioni inutili”.
In conclusione, basta dibattiti astratti sull’IA: è ora di studiarla a fondo per capire cosa delegarle per semplificarci la vita e cosa invece continuare a fare personalmente. E poi insegniamo ai giovani a coltivare ciò che sappiamo fare meglio delle macchine: la creatività e l’amore!